Insofferenza è il termine che meglio descrive la situazione attuale di molti di noi. Aggiungerei anche intolleranza. Non è un bel quadro considerando la personalità di ciascuno di noi, specie se è particolarmente sensibili. Si assorbono come una spugna le condotte che si ritengono eticamente discutibili e, con la stessa intensità le conseguenze dei nostri atteggiamenti, quando sono inconsueti. Voglio dire che cercando disperatamente di essere ciò che non siamo, ci colpevolizziamo di non essere come solitamente siamo. L’errore più banale che si possa commettere mentre si percorre la strada del cambiamento è quello di arrendersi ed accettare una personalità definita ma che interiormente non ci appartiene. Se fosse così, suona come una condanna. Nel mio caso, già poco incline alla convivenza con il genere umano, con l’eccezione di alcune persone, potrei essere tanto masochista da reggere la coesistenza di un ospite sgradito, proprio dentro di me? Non posso fare distinzioni tra i vari contesti nei quali trascorro la mia esistenza e se il luogo di lavoro può essere un bel banco di prova per il cambiamento, perché non provarci? A questo punto razionalizzare diventa un’arma controproducente; perché ragionare non significa riflettere. Razionalizzare vuol dire farsi una ragione di come si è ed accettarla. Riflettere vuol dire prendere in esame le situazioni e capire dove si sbaglia senza mai porre limiti ai mutamenti. Tutto è possibile, tutto deve poter accadere. Ce ne dobbiamo fregare della fotografia che ci è stata scattata, di quanto potremmo risultare credibili assumendo atteggiamenti differenti dai nostri. Può essere che una buona parte di noi continui ad essere ciò che non vogliamo che fossimo, ma sarebbe imperdonabile darsi per vinti. Insofferenza ed intolleranza non devono essere sentimenti contestualizzati al momento, frutto di improvvise prese di posizione, estemporanee reazioni, improbabili crociate. Che diventino invece un vero atteggiamento, un motivo di sfida, senza paura di abbandonare un’immagine predefinita ma cercando di ritrovare se stessi, la propria anima, per poi essere liberi e veri al cospetto del mondo che ci circonda.
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AuthorFrajan Archives
November 2016
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